Il caso POSTE finisce in Parlamento

Contratti di cessione bloccati, ritardi nelle liquidazioni e incognite sulle gestioni future.

È stata una fine 2021 estremamente stressante per i tantissimi contribuenti con crediti d’imposta ceduti a Poste spa.

Nemmeno l’arrivo dell’ Epifania ha migliorato la situazione , anzi, all’ ansia derivante dalle scadenze e impegni da rispettare si è aggiunta la totale assenza di comunicazioni e dialogo con i responsabili di Poste .

Alla luce di ciò nei giorni scorsi la protesta è giunta anche in Parlamento con la forma tecnica dell’interrogazione.

Questo il testo dell’ Interrogazione Parlamentare a risposta scritta per Poste

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/06450&ramo=S&leg=18

Poste italiane S.p.A. è uno degli interlocutori di maggiore importanza in Italia per quelle imprese che, operanti nel settore delle ristrutturazioni con il “Superbonus 110%”, provvedono ad applicare il meccanismo dello “sconto in fattura” ai sensi dell’articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e a cedere successivamente i crediti acquisiti;

Poste italiane si è posta sul mercato come importantissimo operatore, forte anche dell’immagine di sicurezza e di solidità.

Fino al mese di ottobre 2021 ha onorato i propri obblighi nei tempi contrattuali, tuttavia, a partire dal mese di novembre 2021, ha iniziato ad accumulare enormi ritardi, ben oltre i termini contrattuali pattuiti con le imprese;

considerato che:

a decorrere dal mese di novembre 2021 moltissime imprese hanno provveduto a cedere a Poste italiane i crediti maturati nell’esecuzione dei lavori mediante il meccanismo dello sconto in fattura;

questa cessione viene effettuata tramite un’apposita piattaforma telematica realizzata da parte dell’Agenzia delle entrate.

Adoperando questa piattaforma il cedente (l’impresa) propone la cessione al cessionario (Poste italiane in questo caso), il quale deve formalmente accettarla adoperando il proprio cruscotto telematico.

I contratti prevedevano che il cessionario avesse 20 giorni lavorativi per accettare la proposta di cessione, tuttavia nella maggior parte dei casi Poste non ha proceduto con le accettazioni di tali crediti ceduti, ma nemmeno al rifiuto della cessione stessa.

Questo comporta che il cedente (l’impresa) non possa disporre in alcun modo dei propri crediti i quali si trovano in un “limbo” nel quale il cedente non può fare nulla;

data la centralità di Poste italiane nel meccanismo dello sconto in fattura, questi ritardi creano degli enormi problemi di liquidità lungo tutta la filiera, avendo le imprese programmato di incassare in un determinato lasso di tempo che, però, non viene affatto rispettato;

Poste italiane non fornisce alcun tipo di informazione sulla motivazione dei ritardi, né si adopera per rispondere alle richieste da parte delle imprese che non riescono ad interagire con la società;

da informazioni ufficiose parrebbe che Poste abbia allungato i tempi per fare ulteriori controlli sulle cessioni effettuate, applicando retroattivamente il nuovo termine di 60 giorni lavorativi (non più 20).

Mancano comunicazione, chiarezza e trasparenza

Ci sono imprese con milioni di euro bloccati in questo limbo, a cui non viene comunicato nulla,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di sua competenza intenda assumere affinché Poste italiane S.p.A. proceda nei termini contrattuali ad accettare o rifiutare le cessioni dei crediti con immediatezza, per consentire alle imprese di disporre dei propri crediti.

Nell’ interrogazione parlamentare n. 4-06450 del 13 gennaio 2022 si evidenzia che , data la centralità di Poste Italiane SPA nello scenario dello sconto in fattura e della cessione del credito, questi ritardi stanno creano enormi problemi di liquidità lungo tutta la filiera del recupero edilizio.

Avendo le imprese programmato di incassare in un determinato lasso di tempo che, però, non viene più rispettato, la liquidità svanisce, come le opportunità di avviare nuovi cantieri, scomparse nell’incertezza.

Nella sua denuncia il Senatore Pepe, evidenza come Poste Italiane SPA non fornisca alcun tipo di informazione sulla motivazione dei ritardi, né si adopera per rispondere alle richieste da parte delle imprese che non riescono ad interagire con la società.

Poste Italiane, che sembrava essere un partner affidabile, oggi si rivela sensibilmente più lento del passato.

Per le imprese il tempo di liquidazione della pratica acquisisce assoluta centralità, ben oltre gli oneri finanziari da sostenere per l’anticipazione del credito.

Considerando che oggi si cedono i crediti acquisiti nei mesi passati, questo cambio di passo sta mettendo in ginocchio tutte quelle imprese che avevano fatto i conti con l’esperienza del passato.

Ben venga che “il caso” arrivi in Parlamento: che si tratti di creare un iter procedurale più prudente rispetto al passato o che si sventi una speculazione al limite de lecito, auspichiamo che aver portato l’attenzione in maniera precisa sull’ argomento porti a un cambio di rotta sostanziale.

Articolo di Fabiana Nesi

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